Gli telefono o non gli telefono? Forse è meglio un sms, meno impegnativo... sì ma, cosa gli scrivo? Devo subito precisare una cosa: io posseggo un cellulare “tradizionale” (mi sono adeguato al suo uso in ritardo rispetto alla massa) e non ho quindi uno smartphone che mi permetterebbe di collegarmi a internet e di mandare messaggi vocali (gli ultra usati whatsapp) e… udite, udite non sono un frequentatore dei social media. Capite quindi che sono un po’ “fuori dal mondo” dal moderno modo di comunicare; è una mia scelta personale, fondata su come intendo interagire con il prossimo e sul convincimento dell’uso smodato e a volte poco corretto che si fa di detti mezzi. Intendiamoci, non sono assolutamente contro le nuove tecnologie ma…

            A questo punto, forse, state già smettendo di leggere e mi state dando del retrogrado e un po’ fuori dal tempo! Pazienza, forse ne avete ragione. Se sarò capace e ne avrò voglia approfondirò questo mio modo di pensare in un successivo racconto.

Per quelli che non hanno già terminato la lettura, vado avanti riprendendo da dove sono partito.

            In questi lunghi mesi (anzi è già passato più di un anno) di “lockdown” (perché poi non averla chiamala chiusura, confinamento… ma, lasciamo perdere..) ci siamo tutti ritrovati più soli, spaventati e in alcuni casi confinati, inutili, impotenti. Rinchiusi in casa, obbligati a reinventarsi un nuovo modo di organizzare la giornata. Prima di proseguire però un’altra precisazione importante: sto ragionando da pensionato e quindi tutto l’altro universo mondo potrebbe aggiungere altri sentimenti oppure, legittimamente, pensarla in modo totalmente diverso. Per sentirsi meno soli (per carità, ci sono i familiari, i vicini di casa, ma non bastano) si è sentito il bisogno (almeno per me è stato così) di contattare vecchi e nuovi amici, per sapere come stanno, per condividere, per…tirarsi un po’ su!!

            Si ma, torniamo al punto di partenza: gli telefono o non gli telefono? Forse è meglio un sms, meno impegnativo… ma, domanda delle domande, cosa gli dico? Quale incipit utilizzo nella telefonata? O cosa gli scrivo? E come glielo scrivo?

            Nella mia vita, quindi ben prima dell’avvento di questa stravolgente pandemia, ho cercato il più delle volte di comunicare (soprattutto per scritto, a mano, con la penna stilografica, l’unica che mi ha sempre permesso una grafia chiara, leggibile e gradevole) con frasi e sentimenti non banali, di uso comune, scontati; direte voi: mania di protagonismo, voglia di distinzione; perché no! Forse anche si! Ma la vera ragione, e credetemi sono sincero, è che mi sono sempre sforzato di usare parole, sviluppare ragionamenti, trasmettere pathos nel modo in cui vorrei che gli altri comunicassero con me. Come stai? Ok, va bene; e i tuoi come stanno? Ok, va bene; tanti auguri e speriamo di vederci presto: ok, va bene;

ANDRA’ TUTTO BENE!!! Ok, …diciamo che va bene! Ma sui cartoncini già belle e pronti, colorati e a volte animati, queste frasi sono, il più delle volte, già stampate…basta mettere una firma…e via.

            Ben diverso è pensare, prima, alle parole che si vogliono dire o scrivere; che tono e linguaggio utilizzare; se confidenziale o diplomatico; se diretto o vago; se di pura cortesia o fortemente interessato all’altro con cui si sta comunicando. Per me è stato nel tempo un esercizio non facile, impegnativo ma estremamente accattivante, che mi ha obbligato a dire ciò che pensavo, attento però a non scalfire la sensibilità altrui o peggio a rompere una amicizia.

            Ma non giriamoci attorno e torniamo al punto di partenza: gli telefono o non gli telefono? Forse è meglio un sms, meno impegnativo... si! Ma cosa gli scrivo?

            Devo dire che ho titubato per un po’ di tempo; non ho mai avuto problemi a parlare con la gente (sono un ex formatore assicurativo) ma questa volta sentivo difficoltà, ero restio e anche preoccupato: che situazione ci sarà dall’altro capo del telefono? Sarò inopportuno? Avranno piacere di sentirmi?

            Forse ci masticavo troppo su! Forse avevo più timore io che della persona dall’altra parte. Forse mi stavo spompando e mi crogiolavo nella mia triste solitudine.

            Poi se Dio vuole ho preso coraggio e mi sono detto: che male puoi fare? Se il tuo intento è sincero che danno puoi arrecare? Magari quella persona sta aspettando (come me) una telefonata (forse proprio la mia), ha bisogno di sentire la mia voce, o meglio, che esisto, che sto pensando a lui o a lei e che se pur lontani e con l’impedimento di non potersi vedere, l’amicizia non ha cessato di esistere.

            Così ho fatto; ho iniziato a mandare i primi messaggi (come vi ho detto solo sms) a fare qualche telefonata, a scrivere qualche poesia e condividerla. Il risultato è stato buono anche se non sempre entusiasmante: il covid ha veramente inciso molto sul nostro essere e sulla speranza di poter tornare a una vita normale.

            Ma che imbecille!! Se io sentivo questo bisogno di tornare a relazionarmi, perché ho aspettato tanto? C’è chi ha sofferto e soffre più di me, che ha avuto morti in famiglia, che è tornato dopo patimenti inauditi a respirare nuovamente da solo ed apprezzare le cose più semplici che si davano per scontate, che, a costo della vita, ha continuato a aiutare e servire gli altri; che soprattutto non ha usato parole ma ha prodotto fatti.  

 

“Alza dunque sto telefono o manda sto sms!!!”

Sulla mia scrivania da anni ho messo questa frase ben in vista come monito di tutti i giorni:

“non bisogna mollare dove gli altri mollano”.

                                                                                                                                                                  nonnoGio (aprile 2021)

 Se vuoi scaricare il testo clicca qui                                                                                                                           Racconto del socio Giorgio Milani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3 Marzo 2018. Auditorium Orphus

 

 

 

Evento "Spirit Monfrin" a cura di Giorgio Milani con la

 

partecipazione del Coro dei Seniores "I Toret"

 

 

 

 

 

 

 

Il Coro dei Seniores I Toret

 

al pranzo Sociale del 2018