Durante questo periodo di segregazione domiciliare ho voluto aggiornare un mio scritto (inedito) dal titolo “L’Italia e la sua unità”, un panorama degli eventi storici che hanno portato alla nascita e allo sviluppo della nostra Nazione rivisto da un cittadino di origine meridionale. Le notizie, spesso critiche e diverse da quelle propinate dall’agiografia ufficiale, sono state attinte da pubblicazioni italiane: libri, giornali, Web.

Beppe Tucci

LA PRIMA CICLISTA AL GIRO D’ITALIA

 

Alfonsa Rosa Maria Morini, detta “Alfonsina” (Castelfranco Emilia 1891 – Milano 1959) è una pioniera della parificazione tra sport maschile e femminile essendo stata la prima donna a competere, come ciclista su strada,

in gare maschili.

Figlia di braccianti analfabeti imparò a pedalare su una bicicletta quasi rottame e con essa partecipava a gare di nascosto dai genitori, dicendo di recarsi alla Messa. A quattordici anni sposò un meccanico, Luigi Strada, con il quale si trasferì a Milano; come regalo di nozze chiese e ottenne una bicicletta. Suo marito l’assecondò. 

Andò poi a Torino, dove le donne in bici non erano motivo di scandalo. Cominciò a gareggiare e guadagnò il titolo di «Miglior ciclista italiana». Lì conobbe Carlo Messori che, quando rimase vedova, divenne il suo secondo marito (1950). Nel 1911 a Moncalieri stabilì il record mondiale di velocità femminile, con 37,192 Km orari superando quello stabilito otto anni prima dalla francese Louise Roger. Continuò a gareggiare incrementando la sua popolarità.

Nel 1917 chiese di iscriversi al Giro di Lombardia sfidando atleti del sesso opposto. Prese il via il 4 novembre a Milano insieme agli altri 43 ciclisti in gara, tra cui c’era il grande Costante Girardengo che più volte si complimentò con lei. Alfonsina si classificò ultima, a un’ora e mezza dal vincitore; dopo di lei, però, una ventina di corridori non terminarono la corsa. La sua presenza in gara fu considerata una bizzarrìa e suscitò commenti pungenti ma, nonostante ciò, lei continuò a gareggiare: il suo obiettivo era partecipare al Giro d’Italia.

E questo avvenne, finalmente, nel 1924 tra mille polemiche. Molti erano contrari: si temeva infatti che il Giro potesse risultare una vera e propria “pagliacciata”. E così nei giorni precedenti al via il suo nome non comparve nell’elenco dei partecipanti; poi scrissero “Alfonsin Strada di Milano”; e addirittura “Alfonsino Strada”. Solo alla partenza gli organizzatori chiarirono il nome esatto e la notizia si diffuse in tutta Italia creando curiosità, approvazione e scherno.

Correndo, ad Alfonsina fu molto difficoltoso reggere il passo dei colleghi maschi; ma lei riuscì sempre a tagliare il traguardo seppure con alcune ore di ritardo. In una tappa giunse fuori tempo massimo e fu esclusa dalla classifica del Giro: decisione influenzata dal clima dell’epoca, quando la parità tra i sessi era ben lontana e mal si tollerava una donna che non solo sfidava apertamente gli uomini, ma riusciva addirittura a batterne alcuni. Alfonsina prese parte alle restanti tappe, ma i suoi tempi non furono conteggiati nella classifica. Dei novanta corridori partiti solo trenta completarono la corsa, e fra essi Alfonsina Morini Strada.

Il maschilismo imperante le impedì di partecipare ancora al Giro, ma lei si tolse lo stesso le sue soddisfazioni: vinse ben 36 corse contro colleghi maschi e conquistò la stima di numerosi personaggi, tra cui Costante Girardengo, il Campionissimo che vinse due volte il Giro d’Italia, sei volte la Milano-Sanremo, tre volte il Giro di Lombardia, tre volte il Giro del Piemonte.

 

LA PRIMA LINEA AEREA PASSEGGERI IN ITALIA

 

Alle ore 8,55 del 1° aprile 1926 da Trieste (Porto Rose), presero il volo due idrovolanti, ciascuno con un pilota e cinque passeggeri, inaugurando la linea

Trieste-Venezia-Pavia-Torino. Qualche ora dopo, alle 10,30, altri due idrovolanti analoghi partirono da Torino, dall’idroscalo sul Po tra il Ponte Isabella e il Ponte delle Molinette, nel percorso inverso.

Gli idrovolanti erano di proprietà della SISA (Società Italiana Servizi Aerei) fondata nel 1922 dai fratelli Callisto e Alberto Cosulich, già proprietari del “Cantiere Navale Triestino” (poi Fincantieri).

I primi passeggeri erano clienti di un albergo dei Cosulich e pagarono per quel volo di inaugurazione 300 lire. Durata del volo 5 ore. A ciascuno di essi venne fornito una bottiglia di acqua calda da tenere sui piedi e batuffoli di ovatta da infilare nelle orecchie.

Durante il volo era proibito aprire il boccaporto, sporgersi e buttare oggetti dal velivolo. Per evitare capogiri nelle svolte si raccomandava di guardare

l’ala più in basso. E soprattutto si ordinava: “Non fatevi prendere il ghiribizzo di scambiare parole con il personale di volo”.

 

 

 

 

 

Testi e disegni del socio Giuseppe Tucci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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