TUTTO PROCEDE NORMALMENTE
Tutto procede normalmente.
Che per me “normalmente” è già come essere in mezza pandemia. Dedico gran parte della giornata e della nottata a mia figlia. La assisto, la curo, la conforto e la affronto, la faccio ridere, mi occupo dei farmaci, delle visite mediche, del rapporto con gli operatori del centro, del rapporto con i servizi sociali, della sua educazione e istruzione, di portarla a fare sport, di portarla in giro, di abituarla a fare piccoli faticosi passi per l’autonomia e inoltre mi occupo della casa, della spesa, del bucato, di essere informata (almeno sulle novità che parlano di autismo), dei rapporti con i parenti e alla fine, forse, di me stessa. Riposo, mai! Non guardo la TV perché a Francesca dà fastidio, lo faccio quando posso con le cuffie al PC, di nascosto e quando dorme per non crearle agitazione, quando riesco, guardo a volte il TG mentre lei è al centro. Insomma o chiusa in casa, o chiusa in macchina.
Quindi tutto procede normalmente.
Che per me “normalmente” è già faticoso. Tutte le mattine ci metto un paio d’ore a convincere Francy ad andare al centro e un’ora e mezza tra accompagnarla e rientrare e un’altra ora e mezza per andare a prenderla.
Ma …. improvvisamente non devo più lottare per portare mia figlia al centro, non devo più convincerla per farla uscire da casa, non devo più fare 20 chilometri due volte al giorno avanti e indietro per accompagnarla, non devo più portarla ad atletica, non devo più portarla a musica, non devo più …… fare niente di tutto ciò! Devo solo stare in casa con mia figlia. Potrebbe anche essere a prima vista una cosa buona, se non litigo ogni giorno per farle fare cose che non ama fare, dovrebbe essere una cosa positiva.
Invece, purtroppo è ancora peggio! Come faccio a occupare mia figlia almeno 12 ore a giorno in modo che non si annoi? Come faccio semplicemente a fare la spesa? Adesso è tutto sospeso. Siamo tutti sospesi. Il silenzio intorno e tante tante ambulanze non rassicurano. I miei unici vicini non ci sono. Sono in vacanza fuori Italia, silenzio assoluto! I primi 15 giorni passati a cercare di capire se per caso non ci fossimo infettate anche noi e poi capire come organizzarci in questa nuova situazione. Sì, la spesa me la farò portare direttamente dal negoziante. Poi? Poi basta, non devo pensare ad altro? Intanto ai Telegiornali ci esortano a stare a casa e lavare spesso le mani, le mascherine non ci sono ancora (ma Francesca non la metterebbe comunque), non si trovano guanti, non si trovano disinfettanti. Su youtube, trovo una soluzione per abituare Francy a lavarsi le mani in maniera più approfondita ecco il video https://youtu.be/XpQXV-X3t7Y E’ un video rivolto ai bambini, quindi semplice e divertente. Bene, lo proviamo a secco e poi al rubinetto. E’ un esercizio che mettiamo in pratica ogni volta che dobbiamo lavare le mani.
Francesca va sempre impegnata, non può essere lasciata più di 15 minuti a sé stessa, altrimenti entra in crisi. Una sera è così noiosa, che non la sopporto più, la carico in macchina, radio a manetta e faccio il giro avanti e indietro per tutta Torino. Lei si è ripresa, ma a me è venuta la depressione. Vedere tutte quelle strade buie e vuote, solo i blocchi delle forze dell’ordine e i rider che girano, mi angoscia.
Provo a chiamare i Servizi Sociali per avere un aiuto, una presenza anche minima, un paio d’ore alla settimana, il tempo di farmi una doccia, ma niente, non si può fare nulla, devo organizzarmi da sola.
Tutto il primo lock down, lo passo a studiare come far passare la giornata al meglio possibile a mia figlia. Un giorno ho avuto quest’idea: ho chiesto a tutte le educatrici avute negli anni (e sono veramente tante), di mandare un video su WhatsApp rivolto a Francesca. È stata veramente una bella idea, perché da quel momento abbiamo avuto tutte le giornate intervallate dai video ricevuti e a cui rispondere. Infatti tutte le persone, oltre a comunicare il loro messaggio, le chiedevano di rispondere e si aspettavano a loro volta il video di Francesca, così abbiamo avuto il nostro via vai con l’esterno. Anche questo è stato impegnativo, ma almeno vario, socializzante e in sicurezza.
Dopo un po’ di tempo è arrivata l’autorizzazione da parte della Regione Piemonte per le persone come Francesca, a poter uscire anche lontano da casa e anche fuori dal comune, purché accompagnate da una sola persona della famiglia. Questa è stata una piccola ventata d’aria fresca per me. Poi, pian piano, prima con una volta alla settimana per poche ore e gradualmente fino a tre volte alla settimana, il centro diurno ha cominciato ad aprire le porte in sicurezza a qualche utente, tra cui mia figlia.
Ora aspettiamo che tutto torni a procedere normalmente nella speranza che per tutti sia “meglio di prima”.
Maggio 2021 Edy Pellegrino
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