IL GIUDIZIO DI UN SENIOR SUI GIOVANI

 

 

Capita spesso di sentire inveire contro i giovani quando qualcuno di loro sbaglia. Sono tutti da condannare? Non credo proprio. Ci sono tantissimi esempi che dimostrano il contrario. Voglio contribuire con due miei ricordi. Uno risale a molti anni fa, quando militavo nell’Esercito (sono entrato nelle Generali dopo le mie dimissioni di Ufficiale degli alpini in spe). L’altro è recente. 

Il primo episodio risale al 1965. E’ una storia di tanti anni fa ma il ricordo è ancora vivido. Comandavo la 50^ compagnia alpini di stanza a Merano. Al campo estivo, dove per circa un mese si va in giro per i monti, avevo programmato l’ascensione sul monte Adamello. Lo si raggiunge attraverso la Val di Genova, nel trentino, con l’affascinante veduta delle Lobbie e del Matarot. Eravamo accampati nei pressi del rifugio Mandrone a circa 2450 metri, in un’area che era stata scontro tra le truppe italiane ed austriache nella prima guerra mondiale. La sera alcuni alpini mi vennero a riferire d’aver trovato delle lapidi con inciso nomi simili ai loro. Gli promisi che ne avremmo parlato. La mattina, dopo aver levato le tende e prima di metterci in marcia, a compagnia adunata, illustrai topograficamente la zona in cui ci trovavamo ed accennai a quel che era successo nel maggio 1916, quando gli alpini riuscirono a conquistare quella zona usata dagli austriaci come importante base logistica. Quei nomi indicati sulle varie lapidi erano loro antenati. Presentammo le armi in loro onore e, in quel frangente, un gruppo di turisti, alloggiato nel rifugio e che si era avvicinato a noi, autonomamente intonò in maniera sommessa stelutis alpinis (Se un mattino tu verrai in cima alle montagne troverai una stella alpina che è fiorita sul mio sangue. Per segnarla c’è una croce, chi l’ha messa non lo so. Ma è lassù che dormo in pace e per sempre dormirò…). Fu molto bello, non me lo aspettavo! Guardai attentamente quei giovani, seri, sereni, forse orgogliosi dei loro antenati. Mi chiesi se era possibile che alcuni dubitassero dei loro sentimenti. Io mi sentivo di poter contare su di loro; di poter parlare di Patria, di doveri. Mi avrebbero compreso. Ero convito di avere di fronte dei buoni cittadini.

Il secondo ricordo è più vicino ai tempi attuali. Siamo nel 2020. Mi fecero leggere una poesia di una diciottenne, composta a pochi mesi dalla maturità liceale. Fui piacevolmente colpito dalla delicatezza dei versi, espressivi di un’anima gentile, ricca di sentimenti che mi toccavano l’anima. Col permesso dell’autrice trascrivo la poesia.

 

Vai alla poesia “Ti tengo la mano e guardo le stelle piangere per noi”  cliccando qui  

 

Mi irrita sentir parlare negativamente ed in maniera generica dei giovani. Alcuni valori della vita si evolvono con il progredire della società ed i giovani seguono e si adattano ad essi. Non è così invece per gli anziani che guardano al nuovo con sospetto e criticità.  Il progredire è pertanto giudicato e vissuto in maniera diversa tra anziani e giovani! Così, per esempio, si evolve il concetto di Patria. All’ingresso principale dell’Accademia di Modena, quand’io la frequentavo negli anni 1955-57 era apposta una targa con la scritta “Divorare le lacrime in silenzio. Donare sangue e vita. Questo è il tuo motto e in questo motto è Dio”. Quella targa “ottocentesca” è stata rimossa. Non veniva compresa dai giovani che hanno frequentato l’Accademia negli anni successivi. Si evolve anche il concetto di famiglia, di lavoro, di organizzazione della società.

Sto lontano dal mondo dei giovani. E’ diverso dal mio. Ma se occasionalmente mi trovo coinvolto in esso, ne sono felice. Se si fa caso, quando in una trasmissione televisiva ci sono giovani, il loro ricordo, nel salutare qualcuno prima della conclusione, è quasi sempre rivolto ai nonni. In loro trovano grande affetto, complicità ed incoraggiamento. Sembra esista un forte legame tra le due generazioni. Noi seniores rappresentiamo il passato, la tradizione, la storia; i giovani sono il futuro. Noi seniores abbiamo la responsabilità di lasciare ai giovani una organizzazione della società priva di ostacoli e disagi, nella quale possano costruire il loro futuro più agevolmente. Ricordiamocene e sforziamoci di tenere stretti questi valori. E’ un bene, di cui tutti potremo avvalerci.  

 

                                                                                                                                          Socio Seniores  Elio Caretto 

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