L'importanza di "Buoni Maestri" nell'età adolescenziale
Ho accettato l'invito del 21/6 scorso della ns. Presidente, Graziella Pagliano, di testimoniare con uno scritto una sensazione/riflessione, ecc. in concomitanza con il particolare momento dell'emergenza sanitaria da "coronavirus" ed ho deciso di trasmettere la seguente considerazione sull'importanza di "buoni Maestri" nell'età adolescenziale.
Ovviamente, nel mio scritto non c'è alcuna pretesa di analisi sociologica o psicologica - non ne sono all'altezza - su tale periodo della 1^ gioventù (14-19 anni), ma è una semplice riflessione personale, comune, credo, a molti di noi che hanno visto la "deriva" a cui, purtroppo, sono finiti un amico o un'amica, morti per l'uso di droghe o incarcerati perché terroristi e che non hanno avuto nell'adolescenza "buoni Maestri".
Prima di trattare il tema di cui sopra, antepongo n. 2 "premesse" utili a comprendere il "contesto storico" e quello "mio personale".
1^ premessa : i cambiamenti di "costume" e di "partecipazione dei cittadini nella vita pubblica" nel corso degli anni '60 dello scorso secolo in Italia (e non solo). Tutti ricorderete i fantastici film di Pietro Germi "sedotta e abbandonata" e "divorzio all'italiana", dove, sia pur in forma di commedia, venivano trattati temi serissimi quali il "matrimonio riparatore" e "l'omicidio per ragioni d'onore". Ebbene, alla fine degli anni '60 la Corte Costituzionale ha finalmente fatto piazza pulita di due reati o meglio della disparità di sanzioni penali tra uomo e donna nei reati di adulterio e di concubinato. Sapete pure dei grandi passi in avanti circa "l'ammodernamento" della società patriarcale fino ad allora conosciuta, con l'emanazione all'interno del codice civile del "nuovo diritto di famiglia", dell'introduzione del "divorzio", della partecipazione delle donne e dei giovani alla vita pubblica, dei "concorsi pubblici aperti anche alle donne", dei "diritti sindacali" sanciti, dopo anni di lotte, nel c.d. statuto dei lavoratori. Per contro, nei medesimi anni, abbiamo subito reazioni criminali alla citata modernizzazione e democrazia partecipata, culminati nella c.d. strategia della tensione, figlia, peraltro, della c.d. guerra fredda, di cui la strage del 12/12/1969 di piazza Fontana a Milano fu la principale, tragica, espressione.
2^ premessa : il 12/12/1970, ovvero il giorno del 1° anniversario della strage di piazza Fontana, io ero un pre-adolescente di 13 anni che frequentava l'ultimo anno delle scuole medie in una scuola di periferia in zona Barriera di Milano. Non avevo alcuna conoscenza politica né tantomeno sui fatti di piazza Fontana, però la mia nascente "cultura musicale", superiore rispetto a quella politica, fece la differenza : nel corso del 1970 avevo incominciato ad ascoltare le canzoni di Fabrizio De Andrè, di cui già allora si diceva fosse un "anarchico individualista". A me tale etichetta non diceva alcunché, però, mi dissi come può uno che scrive brani musicali come "la guerra di Piero", "via del Campo", "la canzone di Marinella" essere dalla parte dei "mostri", così additati dai giornali, dalla radio e dall'unica TV di Stato esistente, Valpreda e Pinelli, che hanno ucciso e ferito persone inermi in una banca del centro di Milano a pochi giorni dal Santo Natale ? La risposta elementare che mi diedi fu che "non era possibile". Così, quel freddo mattino di quasi 50 anni fa, tagliai da scuola e mi diressi imbacuccato con un passamontagna di colore rosso nel centro della ns. città. In particolare, vidi una capannello di giovani davanti al n. civico 7 di via Po, all'epoca sede del gruppo extra-parlamentare di Lotta Continua. Partecipai alla mia prima manifestazione politica per la verità su piazza Fontana. Forse feci tenerezza ad un giovane, che mi disse di chiamarsi Marco, studente del 1° anno di medicina, che mi tenne per mano in mezzo alla sua fidanzata, durante il corteo che si dipanò per il centro cittadino. Seppi, poi, che Marco, che aveva un doppio cognome, era nipote e figlio dei titolari di una delle più note cliniche sanitarie private di Torino. Fine delle 2 premesse.
Sull'importanza di "buoni Maestri nell'età adolescenziale".
Alcuni anni dopo il dicembre 1970, siamo nell'anno scolastico 1973-74, io ero studente liceale (3° anno) ed adolescente di 16-17 anni ed ebbi in quel periodo la fortuna di "incrociare" nel corso della mia esistenza due Maestri eccezionali : i professori Costanzo Preve e Antonio Amore. Devo sottolineare che almeno due fatti importanti caratterizzarono quel biennio '73-'74 : l'11 settembre 1973, il golpe cileno e la morte del Presidente Salvador Allende (detto per inciso, ogni anno, quando arriva l'11 settembre, il mio pensiero va prima al Cile e solo dopo alle Torri Gemelle di New York) e il referendum del 12 e 13 maggio 1974 sulla legge sul divorzio.
Nel quinquennio 1971-76 in cui ero liceale, il Movimento degli Studenti (con le sue varie sfumature : FGCI, gruppi a sinistra del PCI e altre formazioni minori) era molto forte nei licei e negli istituti superiori della ns. città, per cui moltissime erano le iniziative (scioperi, assemblee, occupazioni, manifestazioni, ecc.) che si intersecavano con le ordinarie lezioni scolastiche, ma per fortuna c'erano docenti, come nel liceo da me frequentato, che "integravano/correggevano" con loro prese di posizione le clamorose lacune del movimento stesso. In particolare, il prof. Costanzo Preve, filosofo hegeliano e marxiano, interveniva nelle assemblee per arricchire di contenuti e contestualizzare le ns. iniziative di giovani e sprovveduti "agitatori".
Il prof. Preve, presumo colpito dal fatto che durante un'assemblea io lessi con molta passione brani dal libro di "contro-informazione", come si diceva allora, dal titolo "Strage di Stato" sui fatti di piazza Fontana, mi invitò, insieme a 5 o 6 suoi allievi dell'ultimo anno, a casa sua una domenica di fine novembre 1973 per parlarci delle tesi, appena rese pubbliche, del segretario del PCI, Enrico Berlinguer, sul c.d. compromesso storico, certamente influenzate da quanto accaduto in Cile. Fu un eccellente lezione e un modo di vivere una domenica mattina "diversa".
L'altro Maestro citato è il prof. Antonio Amore, mio insegnante di storia e filosofia. Come ho detto prima, il movimento degli studenti era all'epoca talmente forte che chiedemmo di riservare un'ora alla settimana in luogo di ascoltare il pensiero dei vari Anassimandro, Gorgia ecc. (pre-Socratici) di cui non ci fregava nulla, per parlarci di cose "attuali", come il "referendum sulla legge sul divorzio". Ebbene, il prof. Amore tenne eccellenti lezioni settimanali di diritto costituzionale, caratterizzate da assoluta "asetticità" di esposizione. Con i miei compagni e compagne di classe facevamo pronostici su come avrebbe votato il prof. Amore al referendum, considerato il suo stile espositivo "laico" e lontano da qualsivoglia "ideologia". L'ultimo giorno di lezione di quell'anno scolastico, intorno al 10 giugno, il prof. Amore ci disse "l'anno prossimo non sarò il vostro insegnante di storia e filosofia in quanto a luglio mi faccio prete". Restammo tutti basiti : il prof. Amore a 35 anni d'età lasciava l'insegnamento per una scelta di fede religiosa !.
Adesso da anziano, ripensando a quei lontani anni adolescenziali, ritengo di essere stato molto fortunato ad aver incontrato Maestri di siffatto livello culturale e morale.
Saluti a tutte e a tutti i Seniores.
Roberto Curatolo
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Mentre la Primavera esplode
le strade si svuotano
Le foto sono state scattate tra il 10 e il 12 marzo 2020
Da sinistra, Via Accademia Albertina, Via Pietro Micca,
Corso Casale.
Foto di Edy Pellegrino