Prima che il gallo canti… ancora…
Furono tempi strani, quelli del Covid. Dopo più un anno che aveva messo tutti a dura prova, quello che non ci voleva era perdere il sonno tutte le notti per alcuni mesi.
Ma andiamo per gradi.
Accadde che a Moncalieri – quinto comune della regione Piemonte-, nel pieno centro di una borgata, tra case, cemento e qualche pianta, in un’alba fredda d’inverno apparve un gallo. Era un galletto americano, un mucchietto d’ossa dalle penne sgargianti e colori vivaci, piccolo di statura ma possente di ugola. Correva l’anno 2020 e si avvicinava il tempo del Natale.
Se portato da qualche annoiato cittadino, deciso a dare un tocco bucolico a un giardino condominiale in un anno particolarmente triste, o giunto lì di motu proprio non fu dato sapere. Fatto sta che in quel cortile ben presto trovò tanto cibo e le coccole di un nutrito gruppo di abitanti. Una cosa fu subito certa: da lì il gallo più nessuno lo avrebbe schiodato.
Il vivace pennuto, non potendo disporre di un pollaio adeguato, si adoperò per trovare rifugio per la notte sul pino del giardino a pochi metri dalle camere da letto dei palazzi dei suoi ospiti e di quello dei dirimpettai, che tutto s’aspettavano che non una dura lotta per salvare l’udito e i nervi dall’iperattivo cantante lirico alato.
Gallileo, così battezzato dai tanti genitori adottivi, con il rinforzo della doppia “l” per dare lustro al suo nome pur mantenendo integra la sua natura non umana, s’adattò presto a dare la sveglia all’intero quartiere alle 4 del mattino!
Giorno dopo giorno, alba dopo alba, sempre più pingue, sempre più ardito, il galletto attaccava a cantare talvolta ininterrottamente per quasi trecento volte in quattro ore: dalle 4 alle 8 del mattino. Ah! Che meraviglioso quadretto agreste! Sarebbe stato perfetto se noi avessimo scelto di vivere in campagna e lavorare la terra; se non fosse invece che vivendo in un centro urbano e lavorando secondo i ritmi delle città, di notte avremmo preferito dormire. Se lavorare in quei tempi era sicuramente una benedizione, a lungo andare le sveglie forzate cominciarono a minare la nostra serenità quotidiana.
Come sempre si sa in queste cose: molti si lamentano, pochi parlano, i più tacciono per non incorrere nelle ire funeste dei vicini di casa e quasi nessuno agisce.
Faccio parte di quel gruppo sparuto che decise per l’azione e così partirono telefonate, mail, esposti, lettere, foto segnaletiche del gallo a tutti gli organi ufficiali del Comune e dello Stato e non sto a elencarli. E per un bel po’ ci sentimmo dire: “Telefoni domani”, “Protocolli l’esposto”, “Sì, ce ne stiamo occupando”, “Non se ne occupa il Comune ma la Città Metropolitana”, “O forse è la Regione”, “Chiami il Tizio”, “Il Caio sa ma non fa”, “Non è competenza di Sempronio”, fino al più totale silenzio.
Le settimane passavano e le notti insonni pure.
Chiedemmo aiuto anche ad alcune associazioni animaliste, ma la risposta o fu picche o fu: “in fondo il gallo sta meglio lì invece che in una fattoria dove forse gli tireranno il collo”. Sigh!
La verità era che tutti sapevano e nessuno se ne voleva o poteva occupare, ma noi eravamo decisi a salvare il gallo e il nostro sonno.
Nel pieno centro di una borgata di Moncalieri un incolpevole gallo, forse giunto per caso o forse no, ma sicuramente trattenuto lì dell’egoismo umano mascherato da finto animalismo, stava causando gravi danni a chi rivendicava solo il diritto al riposo. E sì, perché i genitori adottivi di Gallileo si erano ingegnati in lungo e in largo per boicottarne la cattura perché certi che all’interno della loro proprietà nessuno poteva metter becco (tranne il gallo per l’appunto) e nessuno doveva permettersi di entrare per portare via l’animale, nonostante tutte le rassicurazioni a voler preservare la vita del volatile e portarlo in un luogo più consono e sicuro: questi, di perdere la mascotte del condominio proprio non ne volevano sapere, complice anche il fatto che il loro amministratore, nel frattempo, si era dato alla macchia senza né intercedere né lasciar più traccia di sé.
Veramente una faccenda complicata.
Nel frattempo l’inverno passava per lasciare posto alla primavera. In una mite alba di aprile ci fu la svolta e giocammo l’ultima carta: scrivere a tappeto ai giornali locali per raccogliere l’aiuto di chi avesse avuto buon cuore per offrircelo.
Fu la carta vincente!
Alle 13 del giorno stesso la notizia si trovava on-line sui principali quotidiani tra cui spiccava Repubblica Torino e nei giorni seguenti la notizia era finita anche sulle pagine della cronaca cittadina della versione cartacea de La Stampa.
Il rimbalzo mediatico ebbe un effetto deflagrante e fu allora che il Comune si attivò per aiutarci. Fummo persino ingaggiati dalla troupe di Striscia la notizia per farne un simpatico servizio finendo quindi agli onori della stampa e della tivvù!
I genitori di Gallileo non la presero con molta filosofia quando i civich di Moncalieri si prodigarono per due giorni per catturare il loro protetto e rumoreggiarono senza sosta per far fallire l’impresa.
Purtroppo molti tentativi erano andati a vuoto: il gallo era furbo, non era un pollo!
Già, ma allora…
Ed ecco l’idea: per attirare il focoso pennuto fuori dal giardino dei vicini si doveva trovare qualcosa per lui per cui valesse veramente la pena di rischiare anche la libertà. Un qualcosa di così forte da non poter fare a meno di esporsi. Non potevano che essere due splendide pollastrelle bianche tutte per lui per fargli fare il volo della vita.
Fu così che, abbagliato dal fascino femminile e dall’irresistibile richiamo della natura, Gallileo smise quasi di cantare e cominciò a danzare davanti alle due signorine per conquistarne i favori. Si lasciò perciò catturare e portare dalla polizia municipale in una fattoria didattica dove finalmente libero dagli umani che ne avevano fatto l’attrazione unica del loro circo privato, poté dedicarsi alle stelle del mattino, a cantare alla luna e a tante gallinelle tutte per lui.
E vissero tutti felici e contenti.
Posso oggi considerare questa storia sotto tanti punti di vista e cercare chissà quale morale, ma vi lascio solo una mia considerazione: il potere è delle donne, non sottovalutate mai la loro forza creatrice, ammaliatrice e salvifica.
Sibilla Moncalieri, 31 maggio 2021
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Sopra: foto dell'articolo uscito sulla Stampa
A fianco: foto del gallo Gallileo scattata dal socio Paolo Mingardi
https://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/moncalieri-il-gallo-molesto_72404.shtml
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la Notizia sulla vicenda del gallo Gallileo